Zucchero: la dipendenza del nuovo secolo
In Gran Bretagna è allarme-zucchero. Il gruppo di esperti anglosassoni Action for Sugar ha avviato una campagna informativa il cui messaggio è chiaro ed inequivocabile: lo zucchero è il tabacco dell’epoca attuale ed è indispensabile spingere la popolazione a ridurne l’assunzione del 30% almeno.
Lo stesso gruppo di ricercatori e medici avviò qualche anno fa una campagna simile denominata CASH (Consensus Action on Salt and Health) con l’obiettivo di ridurre l’apporto e il consumo di sale.
Questa volta in prima linea vengono chiamate le aziende impiegate nell’industria alimentare: è importante ridurre l’apporto di zuccheri nei cibi e nei prodotti alimentari, a partire da quelli destinati ai bambini. Perché una corretta educazione alimentare parte sin dalla prima infanzia.
Gli zuccheri nascosti nei prodotti alimentari sono tanti ed è necessario premere sulle industrie affinchè ne riducano la quantità di almeno il 20% nell’arco di cinque anni, dichiara Simon Capewell, professore di epidemiologia della University of Liverpool e membro di Action for Sugar. Una graduale riduzione della quantità di zucchero aggiunta ai prodotti alimentari consentirebbe di abituare lentamente i consumatori a nuovi sapori.
L’obiettivo della campagna non è solo quello di informare i consumatori sulle eccessive quantità di zuccheri che vengono assunte regolarmente, sul grado di assuefazione che questo alimento è in grado di produrre sull’uomo (agendo praticamente come il tabacco e portando a una vera e propria dipendenza), ma anche sulle conseguenze per la salute, diabete ed obesità in primis.
Le reazioni delle industrie alimentari non si sono fatte attendere: la Food and Drink Federation ha pubblicato i risultati di uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che dimostrava come non fosse lo zucchero il principale responsabile dell’obesità, ma la quantità complessiva di calorie assunte.
La ‘dolce questione’, come qualche studioso si è – poeticamente – azzardato a definirla, è una piaga fin troppo nota agli occhi dei ricercatori che, per fortuna, stanno riuscendo a far arrivare il messaggio anche al grande pubblico.
Quello che tuttavia non si riesce a debellare è il consumo ‘subdolo’ di zuccheri, quelli di cui cioè non ci rendiamo conto e riguardo i quali c’è ancora molta disinformazione. Sostenere che dentro una bottiglia di una bevanda gassata c’è un quantitativo di zucchero smisurato, magari illustrandolo con dei cubetti di zucchero, lascia troppo spesso di stucco l’interlocutore. Sebbene sia biochimicamente una molecola semplice, lo zucchero non crea solo una differenza a livello di calorie quando si parla di ingestione.
Come scritto nell’articolo, i pathway neurobiologici attivati dallo zucchero possono essere accomunati a quelli percorsi dal tabacco, il che rende la sensazione di benessere successiva ad un’abbuffata di cibi dolci simile a quella causata da una qualsiasi sostanza in grado di creare assuefazione.
L’educazione alimentare è senza dubbio il primo passo da intraprendere verso i genitori che hanno la responsabilità dei consumi dei loro figli, andando a spiegare, senza troppi paroloni e con esempi concreti, quali e quante sono le quantità di zuccheri presenti in alimenti dolci e soprattutto quali sono le conseguenze che queste possono causare. Se ci si preoccupa coscientemente di evitare mezzo cucchiaino di zucchero nel caffè, non dovrebbe essere lasciata al caso l’ingestione di cinque cucchiaini nascosti dentro una merendina.
Nella quotidianità, quale può essere un singolo consiglio da prendere e portare a casa?
Prendiamo l’esempio dei prodotti recanti la scritta ‘0% di grassi‘: questo può non sempre essere un bene. Senza parlare per assoluti, pochi secondi dedicati al controllo dell’etichettapossono svelare il motivo di ciò che dico. I grassi danno sapore in misura maggiore degli zuccheri così, per compensare l’assenza di sapore, vengono spesso aumentate le quantità di zuccheri presenti nel prodotto. Di questo se ne dovrebbe tenere conto e valutare di caso in caso se pochi grammi di grassi valgano la pena di essere sostituiti con molti di zucchero.
Ma in fin dei conti, per quanto riguarda la persona in generale, dovrebbe essere intrapreso dal professionista un cammino volto a di capire cosa spinge a cercare la consolazione dello zucchero, per essere d’aiuto nel formulare nuove abitudini che possano essere incorporate in uno stile di vita sano e praticabile.
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